Nik Leali mostruoso

Secondo me non si è dato il giusto merito a un portiere che da quando è arrivato ha inanellato pochissime prestazioni negative e ha molto spesso fatto la differenza in positivo.

Ieri, oltre alle splendide parate, il suo capolavoro è stato con il rigore. Perché se Mancosu ha sbagliato, il merito è di Nik che lo ha studiato in settimana e sapeva benissimo che Mancosu aspettava un suo movimento per decidere dove mandare la palla. E Nik non si è mosso, come nei più classici dei duelli western, ha aspettato pronto l'ultima frazione di secondo per muoversi, non regalando nessun vantaggio a un avversario che ci aveva impensierito per tutta la partita e ipnotizzandolo.
Se abbiamo 3 punti invece di uno, il merito è anche suo. Un grande merito.

Da quando questo maledetto Covid ci ha costretto lontano dallo stadio, le partite hanno anche dei suoni diversi. Sentiamo le voci dei giocatori, degli allenatori, i calci dati al pallone, tutto.
Ma quando la palla si avvicina all'area dell'Ascoli, si sente solo una voce urlare, che spicca. Non proprio una bella voce, nemmeno tanto piacevole all'orecchio, ma sai che qualcuno sta guidando la difesa e suonando la sveglia là dietro.

Spero che l'anno prossimo lo vedremo di nuovo tra i pali del Del Duca con la nostra maglia addosso.

La prima cosa che chiede sempre mio figlio:
"Babbo ma oggi gioca Leali?"
"Sì, babbo. Tranquillo, ci pensa lui a difendere la porta."

Forza Nik, forza Ascoli!

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Ora... la romanzo tanto. Però mi piace pensarla così.

Guardate, se riuscite, la visuale da dietro la porta del rigore. Il pallone parte, si alza subito, si alza tanto, e finisce un paio di metri sopra la traversa.

E guardate Leali. Segue con lo sguardo Mancosu. Vede il pallone alzarsi. Accenna un saltello alzando il braccio. Vede che va il pallone va alto. L'accenno resta tale, non c'è bisogno di tuffarsi, è fatta. Ricadendo, lo sguardo si abbassa, il pericolo è scampato. E seppure invisibile, io riesco a coglierlo. Un sorriso beffardo, quello di chi sa che ha fatto la cosa più difficile in assoluto: sfidare a duello il suo avversario, al suo stesso gioco, e batterlo facendo la cosa più difficile in una situazione del genere, cioè aspettare. Perché il primo comandamento del portiere che para un rigore è "battezza un angolo e buttati là". Se rimani fermo sei finito, non arriverai mai all'angolo anche se capisci qual è quello giusto. E invece no, nervi saldi, cuore di ghiaccio. E il sorriso di chi sa di aver vinto.

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Nicola ci protegge.